Carissimi lettrici e carissimi lettori,
spero stiate tutti bene. La recensione che vi propongo oggi riguarda un libro pubblicato in Italia ben 4 anni or sono. È uno di quelli che sicuramente piaceranno a chi, come me, ha letto le varie opere della Austen o delle sorelle Brontë e si sono sconsideratamente innamorati delle love story che raccontavano, delle ambientazioni, dei personaggi, in pratica di loro! La scrittrice di questo romanzo, però, non ha vissuto nel periodo contemporaneo alle Brontë o alla Austen, ma a cavallo tra l’800 e il ‘900. Nonostante ciò, ci sono vari elementi in comune tra le varie scrittrici, tra l’altro tutte inglesi, tanto da far pensare che abbiano scritto nel medesimo contesto storico. Invece non è così e nella recensione vi dirò perché!
Dettagli
Titolo: Il circolo delle ingrate
Autore: Elizabeth von Arnim
Editore: Bollati Boringhieri (febbraio 2012)
Pagine: 393
Classificazione: Romanzo
La Mia Valutazione:
Anna Estcourt a venticinque anni può già considerarsi una zitella. La sua ostinazione a non voler trovar marito ha come alibi la sua sfrenata voglia d’indipendenza. Sotto la protezione della ricca cognata Susie, però, è tutt’altro che indipendente.
La morte di un caro e facoltoso zio rivoluziona la sua posizione sociale: grazie al lascito di una proprietà, Anna può finalmente dirsi svincolata dalla generosa ma arcigna Susie e vivere la sua vita in maniera “degna”. La casa ereditata in Germania è isolata e lontana dalla vita mondana che conduceva in Inghilterra, ma è proprio questa sua nuova condizione che la stimola a concepire il suo personale progetto di vita: mettere la sua casa e le sue ricchezze a disposizione di 12 donne di buona famiglia cadute ormai in disgrazia. Il suo unico scopo è quello di donare felicità alle povere sventurate e creare per loro un rifugio lontano dai predominanti giudizi sociali, che considerano la donna inferiore all’uomo e inadatta a badare a se stessa.
Sostenuta da pochi e disapprovata da molti, intorno alla giovane donna emergono tutta una serie di personalità non in linea con lo stesso sincero amore per il prossimo. Ben presto Anna imparerà che la felicità non è un dono da poter spartire con chiunque, poiché non tutti danno alla felicità lo stesso prezioso significato.
RECENSIONE
Questo libro mi è piaciuto molto, sia perché ho ritrovato caratteri e scenografie di un tempo storico che amo tanto, sia perché il lavoro ben fatto dell’autrice si è fatto ampiamente apprezzare dai miei gusti letterari.
Innanzitutto, la scrittura della Arnim è stata semplice e molto comprensibile. Soprattutto all’inizio, però, si è dispersa troppo in descrizioni che ho trovato molte volte eccessive e inutili. L’aspetto sicuramente da non sottovalutare nella prosa dell’autrice, e che secondo me è il suo punto di forza, è la caratterizzazione psicologica dei personaggi, precisa, reale ed accurata, in grado di farmi esclamare: “Caspita, anche io in situazioni del genere mi sarei sentita e comportata in quello stesso modo”; situazione che non ho riscontrato tanto spesso come avrei voluto, soprattutto in libri più coinvolgenti e con personaggi più contemporanei.
Poi, altra pecca che ho riscontrato per il semplice fatto di non conoscere assolutamente la lingua, è la presenza di alcune frasi in tedesco che non vengono tradotte né chiarite. Sicuramente il non capirle non altera in alcun modo la comprensione della storia, ma personalmente mi ha dato parecchio fastidio dover saltare la lettura di intere frasi, cosa che non faccio mai neanche per singole parole e che reputo non in linea con i sacri principi del Lettore per eccellenza!! [Sono un po’ eccessiva secondo voi?]
Onestamente le prime 100 pagine le ho trovate noiose, lunghe e ripetitive: viene raccontata la convivenza di Anna con la cognata, ma soprattutto la petulante esasperazione di quest’ultima per il semplice fatto di aver provveduto con i propri mezzi a crescere Anna negli ultimi quindici anni e il non ottenere nulla in cambio da lei. Quando la scena si è spostata in Germania, a causa delle lungaggini descrittive, non riuscivo più a immaginare come potesse proseguire il resto della storia; ero rintronata dalle troppe descrizioni e dalle ripetizioni, avevo ormai perso la speranza che si trattasse di un libro con un normale svolgimento e un finale.
Ciò che mi aveva affascinata di questo libro era il titolo, perché mi aveva dato l’idea di un circolo di donne nel quale si sarebbero scoperte varie storie tutte diverse tra loro, dove a far da padrone doveva esserci un destino comune, sogni e aspirazioni collettive, intercalate dalla storia d’amore della protagonista principale e da un finale comunque lieto. Nulla di tutto questo, e a un terzo del libro mi stavo proprio pentendo della scelta di lettura fatta.
Per fortuna, dopo un mio ulteriore sforzo di prosecuzione, il racconto è diventato più avvincente e meritevole, e sono passata dal volerlo abbandonare al desiderarlo ardentemente!!! A scrivere questo mi viene da ridere, ma è stato davvero così!
Durante la lettura sono rimasta molto colpita dal personaggio principale di Anna. Con lei ho stabilito una sorta di imprinting esistenziale per il semplice fatto che è stato come vedere sulla scena me stessa. Il suo modo di entusiasmarsi per nuovi progetti e nuove speranze, il suo frustrarsi e scoraggiarsi quando le cose non vanno come aveva sperato, la forma dei suoi pensieri e la maniera di interagire con le altre persone, mi hanno fatto scorgere un po’ la mia vita dall’esterno. Questa sorta di simbiosi con un’eroina non l’avevo mai sperimentata così intensamente, e per questo l’ho trovata un’esperienza fantastica. Spero sia capitato o capiti anche a voi!
Devo dire che mi mancavano parecchio queste storie ambientate negli anni d’oro del maschilismo, perché era da troppo che non leggevo di come il gentil sesso si faceva valere davanti a uomini stolti e arroganti. Anna sembra completamente non accorgersene che intorno a lei dilaga imperante il potere dell’uomo e la sottomissione della donna. Ovviamente la sua attenzione è concentrata su altre vicende, infatti la ragazza agisce senza tener conto dei pregiudizi e delle regole di buon comportamento. Ma la sagace autrice inserisce qua e là battute, pensieri e riflessioni che rappresentano molto vivacemente la mentalità del suo tempo. È sicuramente un sistema un po’ sfuggente per criticare il suo mondo: quello in cui Elizabeth von Arnim non poteva amministrare le proprie finanze, decidere liberamente per sé ed essere indipendente perché in quanto donna necessitava dell’autorità di un marito. In molti affermano che la scrittrice parlava di sé nei suoi libri e anche ne Il circolo delle ingrate è effettivamente ben visibile, anche a chi come me non conosceva la Armin. Quindi credo che l'intera storia non sia un tripudio ad Anna e alla sua bontà, ma una'aspra critica alla meschinità dei borghesi e all’ottusità delle donne che si abbandonano completamente nelle mani dell’uomo così come la società impone loro.
Solo in questo modo mi riesco a spiegare il finale del libro. La storia ha un lieto fine ma tutto è lasciato a poche frasi dette da un personaggio secondario nell’ultimo brevissimo capitolo. Eccome se la Arnim avesse detto: “ok vi ho raccontato di come una giovane donna era quasi in procinto di emanciparsi e di svincolarsi dalle norme sociali, ma come ogni donna ha deciso infine di sposarsi. A me non frega un bel niente di quest’altra storia quindi vi basti sapere che vissero felici e contenti. Punto”. Vi assicuro che ci sono rimasta male. Le pagine stavano finendo e la storia era ancora nel bel mezzo dell’azione. Per un attimo ho pensato che non finisse bene. E invece di punto in bianco si salta al lieto ma conciso finale.
Deve essere stato frustrante doversi mettere da parte perché nata donna e nonostante questo avere un’intelligenza ben più attiva di coloro che si autoproclamavano signori del tutto.
Quindi rinnovo il mio particolare gradimento per questo libro e continuerò a leggere altre opere dell’autrice.
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