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sabato 23 aprile 2016

Recensione | Avevano spento anche la luna

Buon sabato cari bibliofili.
Il libro che vi andrò a recensire è un romanzo bellissimo che oltre ad intrattenere il suo lettore dall'inizio alla fine delle sue pagine, racconta di un periodo storico ben preciso, ma purtroppo a molti sconosciuto. Non è un romanzo storico nel vero senso della parola perchè i personaggi sono inventati, ma i fatti sono realmente accaduti tanto tempo fa. Ringrazio Erin che, recensendolo, me l'ha fatto immediatamente amare! Spero succeda anche a voi:)
Buona lettura!



PRO
. Stile di scrittura fluido
. Trama interessante e ben sviluppata
. Personaggi piacevoli coi quali empatizzare

CONTRO
. Non riscontrati!




Titolo: Avevano spento anche la luna
Titolo originale: Between shades of grey
Autrice: Ruta Sepetys
Traduttrice: Roberta Scarabelli
Editore: Garzanti
Pubblicato il 26 ago. 2011
Pagine: 304
Genere: Romanzo
Formato di lettura: E-book


Un po' di storia...
Vi ricordate di quando a scuola si parlava dell'URSS, di Stalin, delle purghe, del comunismo, eccetera? Io poco. Tutto è molto confuso. Riguardo al periodo della Seconda Guerra mi ricordo bene le persecuzioni degli ebrei, Hitler, Mussolini, le bombe atomiche americane, insomma tutto ciò che poi ha dato vita a un sacco di saggi, romanzi e film. 
Dopo aver letto questo libro chiunque cercherà di darsi uno scappellotto da solo sulla testa per non aver capito, approfondito o studiato un pezzo di storia atroce venuto a galla solo dopo moltissimi anni dagli eventi: le persecuzioni sovietiche nei confronti delle popolazioni baltiche. Dal 1940 Stalin volle riannettere la Lettonia, l'Estonia, la Lituania e la Finlandia allo Stato sovietico. Ci riuscì, sia per i modi cruenti di governare (le cosiddette purghe), sia per la deportazione dei cittadini ostili al regime. Centinaia di migliaia vennero relegati in Siberia ai lavori forzati, sotto il tirannico controllo del NKVD, meglio conosciuto come KGB.

Coloro che sopravvissero trascorsero da dieci a quindici anni in Siberia. Al ritorno in patria, alla metà degli anni Cinquanta, i lituani scoprirono che i sovietici avevano occupato le loro case, si stavano godendo i loro beni e avevano persino adottato i loro nomi. Avevano perso tutto. I deportati che tornavano venivano trattati come criminali. Erano costretti a vivere in zone riservate, sotto la costante sorveglianza del KGB, l'ex NKVD. Parlare della propria esperienza significava incarcerazione immediata o una nuova deportazione in Siberia. Di conseguenza gli orrori che avevano subito rimasero latenti, un segreto terribile condiviso da milioni di persone.
Dalla Nota dell'autrice.


Il mio pensiero...
In Avevano spento anche la luna viene raccontata la deportazione della famiglia lituana Vilkas. Il capofamiglia, rettore dell'università, viene accusato di essere complice dei nemici dello Stato e per questo imprigionato. La sua famiglia condannata ai lavori forzati. La quindicenne Lina, il piccolo Jonas e la mamma Elena cominciano la loro nuova vita su un treno per il bestiame, dove stipati come animali ci sono tanti altri lituani ignari del loro destino. Tutto ci viene raccontato dalla dolce ma forte Lina, futura promessa in campo artistico, che fin dall'inizio si chiederà il motivo del loro esilio e delle continue vessazioni da parte dei soldati. E noi non potremo far altro che prendere coscienza di quanto accaduto a persone innocenti come lei. In pochi attimi verranno strappati dalle loro belle abitazioni, messi su un treno e portati come animali in campi da barbabietole a lavorare senza sosta. Il loro tugurio dovrà essere spartito con altri. Un tozzo di pane al giorno li sfamerà e l'acqua piovana li disseterà. Compleanni, anniversari, malattie, infiammazioni, nulla avrà importanza d'ora in avanti. Chi lavora mangia, chi non mangia muore.

Il camion si fermò davanti all'ospedale. Tutti sembrarono sollevati all'idea che si sarebbero presi cura dell'uomo calvo ferito. Ma non fu così. I russi si erano fermati ad aspettare. Una donna sulla lista stava partorendo. Non appena fosse stato tagliato il cordone ombelicale, avrebbero gettato lei e suo figlio sul camion. 

Sembra un libro crudo, da far contorcere lo stomaco e invece vi stupirete di trovare tra le sue pagine anche tanta dolcezza e umanità. 
Ho adorato il personaggio della mamma Elena, una donna bellissima, solare e amorevole con tutti. La sua volontà di condivisione è stupefacente ma anche incomprensibile in principio. Tuttavia, proprio grazie al suo altruismo, quello che prima era un gruppo di persone sofferente, timoroso e sospettoso, diventa col tempo una piccola e affezionata comunità all'interno del campo di lavoro. È stato impossibile per me non gioire, soffrire, preoccuparmi per loro e con loro. 

Lina è una ragazzina sveglia e coraggiosa. La forza di volontà e la tenacia fanno di questo personaggio uno dei miei preferiti. La sua bravura nel disegno le fa ritrarre tutto ciò che vede per testimoniare l'orrore sovietico. Nella realtà saranno proprio disegni e diari dei deportati a divenire capsule del tempo in grado di documentare le persecuzioni.


L'ostilità dell'NKVD rafforzava la mia voglia di sfidarli. Perchè dovevo cedere davanti a gente che mi sputava in faccia e mi tormentava ogni santo giorno? Cosa mi sarebbe rimasto se avessi perso anche la mia autostima?

Tra le macerie umane ci sarà anche posto per l'amore. Un amore candido tra Lina e Andrius, costretto a stare lontano per tanto, troppo tempo, ma con la continua speranza, un giorno, di potersi riabbracciare.

Andrius si voltò. I suoi occhi incontrarono i miei. «Ci rivedremo», disse. «Pensa solo a questo. Pensa solo a me che ti riporto i tuoi disegni. Immaginati la scena, perché io ci sarò».


La mia opinione è che questo romanzo non va raccontato ma letto. Inutile descrivere quanto intenso, meraviglioso e commovente sia. Dietro alla bella storia romanzata ci sta una verità. Credo che sia davvero importante arrivare a cogliere quella.





15 commenti:

  1. E' la seconda recensione positiva che leggo di questo libro. Sembra davvero molto bello

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    1. Bellissimo Susy. Te lo consiglio senza esitare!:)

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  2. Sembra davvero un libro da leggere al più presto. Anche se probabilmente sarà un pugno nello stomaco... ma a volte anche quelli fanno bene.

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    1. Hai centrato nel segno Eva. Purtroppo non fa mai piacere leggere certe brutte cose ma bisogna farlo per capre le mostruosità del mondo e riscattare in qualche modo le povere vittime!

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  3. Ciao Nik, avevo già letto la recensione positiva di Erin, ora che leggo anche la tua il mio interesse verso questo romanzo è raddoppiato! Credo che lo leggerò molto presto!
    Buona serata :-)

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    1. Spero che lo leggerai a breve perchè sono molto curiosa di leggere la tua opinione a riguardo!:)

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  4. Io adoro questo libro. L'ho letto in qualche ora, l'anno scorso, perché non sapevo come fare a smettere. Credo sia uno dei romanzi più belli che ho avuto modo di scoprire negli ultimi anni.

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    1. Ho esattamente il tuo stesso pensiero Monica. è un libro nel quale perdersi. Avrei voluto leggere come continuava la storia anche se alla fine si capisce quale sarà la sorte di Lina, ma volevo conoscere di più!

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  5. Anch'io ho apprezzato la recensione di Erin. E capisco cosa intendi quando dici che questo libro va semplicemente letto e non raccontato.
    Hai fatto benissimo a riportare la nota dell'autrice: non avevo idea di questo risvolto sulle condizioni dei deportati al loro ritorno in patria. Cose del genere si ha difficoltà persino a immaginarle.

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    1. Sì, è impossibile concepire orrori del genere. Quello che non capisco non è tanto il comportamento di Stalin che non si è minimamente sporcato le mani per ammazzare e schiavizzare tanta gente, quanto i soldati che stavano a diretto contatto con i deportati. Un po' come accadde nei lager nazisti. Ma non provavano un minimo di compassione nel vedere tanta sofferenza?

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    2. Proprio su questo argomento che è inevitabile porsi, vorrei leggere il prima possibile "La banalità del male" di Hannah Arendt. Penso che darà molti spunti di riflessione.

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    3. Brava! L'ho letto alla fine dello scorso anno e ancora ci penso su! Il pensiero della Arendt è prepotente e secondo me ti piacerà proprio per questo!

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  6. Cara Nik, non immagini quanto sia stata contenta di leggere il tuo parere su questo meraviglioso libro!!
    Hai scritto una bellissima recensione, che mi riporta ad una storia forte e triste, eppure immensamente bella!
    Anch'io ho amato Elena per la sua dolcezza e altruismo.
    Tutti i personaggio hanno un'anima speciale.. Anche i cattivi.

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    1. Sì è vero, infatti mi è piaciuto il personaggio di Nickolaj alla fine, ma non volevo parlarne per non dire troppo sulla trama!!Comunque ti ringrazio ancora tanto perchè senza di te chissà tra quanto tempo avrei letto questo libro:)E cosa mi sarei persa!!

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    2. Siiii!!! e anche "Il calvo" mi è piaciuto!!
      Un po' strano come personaggio, mi ha fatto spesso arrabbiare ma mi ha anche stupito in alcuni attimi di solidarietà.

      Figurati!! Dopotutto avere un blog da proprio l'opportunità di far conoscere meravigliosi libri!
      Un abbraccio! :)

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