Buona sera carissimi lettori,
mi dedico a questo post solo adesso perché le giornate lavorative sono diventate lunghe e impegnate e le mie capacità organizzative non hanno ancora superato il livello "posso farcela per tempo", quindi pubblico tardi e con lo sbadiglio facile, visto che fra meno di un'ora ho proprio intenzione di andare a nanna (vecchia che sono)!
L'incipit di oggi arriva dal passato recente, gli anni '90, ma è già una sorta di classico della narrativa di cui tutti, più o meno, hanno sentito parlare, anche grazie al film di Sofia Coppola con una giovanissima Kristen Dunst nei panni di una delle vergini suicide.
Questo libro l'ho letto quasi un paio di anni fa e qui potete trovare la mia recensione. A mente fredda devo ammettere che non mi ricordo molto bene lo stile dell'autore, e questo mi dà la sensazione che non mi avesse appassionata poi così tanto. Ciò che però mi è rimasto impresso è la triste storia di queste 5 sorelle che, una a una, si tolgono la vita in poco tempo e, a distanza di vent'anni, vengono ricordate dagli ex compagni di scuola che le avevano idealizzate come fossero state delle figure angeliche e forse mai esistite.
Vi propongo questo incipit perché può interessare molti di voi per la presenza di protagoniste adolescenti molto diverse dal tipo di eroine a cui siamo abituati di incontrare, sia perché è un libro che porta il lettore a porsi molte domande e a dare giudizi forti. Molto particolare, ve lo assicuro!
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La mattina che si uccise anche l’ultima figlia dei Lisbon (stavolta toccava a Mary: sonniferi, come Therese) i due infermieri del pronto soccorso entrarono in casa sapendo con esattezza dove si trovavano il cassetto dei coltelli, il forno a gas e la trave del seminterrato a cui si poteva annodare una corda. Scesero dall’ambulanza, con quella che come al solito ci sembrò una lentezza esasperante, e il più grasso disse sottovoce: “Mica siamo in tivù, gente: più presto di così non si può”. Stava spingendo a fatica le apparecchiature per la rianimazione accanto ai cespugli cresciuti a dismisura, sul prato incolto che tredici mesi prima, all’inizio di quella brutta storia, era perfettamente curato.
Ad aprire la serie era stata Cecilia, la minore, di tredici anni appena, che si era tagliata le vene nella vasca da bagno come uno Stoico. Quando la trovarono, a galla in quella pozza rosea, gli occhi gialli di un'invasata e il corpo minuto che emanava l'odore di una donna adulta, aveva un'aria così placida che i due soccorritori, spaventati, erano rimasti immobili, come stregati.
Le vergini suicide
di Jeffrey Eugenides
Mondadori
Narrativa americana
249 pagine
Pubblicato nel 1993
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Ricordo ancora che ho passato più tempo a desiderare di leggerlo che a leggerlo. La fama che precede questo romanzo è forse un po' troppo altisonante rispetto al suo contenuto, ma la storia delle vergini suicide merita di essere conosciuta per le diverse interpretazioni che ciascun lettore può darvi e per i numerosi spunti di vita che si possono trovare.
Cosa ne pensate? Lo conoscete o lo vorreste leggere?
Cosa pensate di una storia simile? Potrebbe essere troppo pesante?
Fatemi sapere nei commenti. Buona notte...
Io lo leggerei senz'altro!
RispondiEliminaGrazie per aver condiviso l'incipit.
Ciao Nik, conosco il libro ma non l'ho letto: sinceramente non mi ispira particolarmente ma... mai dire mai ;-)
RispondiEliminaIo l'ho iniziato ma non sono riuscita a finirlo. Non perché mi angosciasse o cosa, perché mi annoiava. Avevo aspettative un po' alte perché ricordo di aver amato un altro libro dell'autore (Middlesex), più maturo, forse meno sperimentale e forse per questo l'ho apprezzato di più. Per contro la lettura di Le vergini suicide è stata, appunto, una delusione.
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