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martedì 27 febbraio 2018

Recensione | Il giardino delle farfalle




Ogni tanto esco dalla mia comfort zone letteraria per avvicinarmi a libri più commerciali e meno classicheggianti, che mi hanno colpito per il titolo, per la cover, per il nome dell'autore, per la trama o per una recensione letta su qualche blog. 

Il giardino delle farfalle ha di per sè un titolo molto bello, che può deviare sulla sua reale natura, infatti si tratta di una sorta di thriller dell'orrore e non di una bella e placida storia d'amore. E io di solito non sono un'appassionata lettrice di libri del genere, per una serie di motivi scemi, tra cui quello che mi impressiono un po' se leggo di scene caratterizzate da perversioni e crudeltà varie.

Avendo letto alcune opinioni di blogger, però, sapevo già cosa dovevo aspettarmi e per questo motivo, avendo vinto il libro in un piccolo giveaway, mi ci sono buttata senza pensarci troppo. Non vi nego che qualche pagina mi ha un po' inquietata, però è andata meglio del previsto, e non mi sono venuti gli incubi!!!! 





Titolo: Il giardino delle farfalle
Autrice: Dot Hutchison
Editore: Newton Compton
Pubblicato a Luglio 2017
Genere: Thriller
Pagine: 334
Letto in formato cartaceo
Dal 17-02 al 17-02-2018









Le creature bellissime hanno vite molto brevi, così mi aveva detto al nostro primo incontro. Lui se ne assicurava e si sforzava di dare alle sue 
Farfalle una strana specie di immortalità.




Maya, e un'altra decina di giovani ragazze, sono finalmente state salvate dai loro aguzzini, che per anni le hanno tenute prigioniere. Il luogo di detenzione, però, non era una semplice prigione, ma un giardino bellissimo e curatissimo, nel quale le ragazze passavano le loro intere giornate, osservate con amore dal Giardiniere.

Le fanciulle, una volta rapite e portate nel giardino, diventavano farfalle, con bellissime ali tatuate sulla schiena, tenuta costantemente scoperta per compiacere il loro gentile, premuroso e ossessionato collezionista.

Maya, una volta liberata, viene interrogata dall'Fbi per poter dare ad una storia così incredibile, una sorta di spiegazione. L'agente Hanoverian, infatti, si accorge subito che è l'unica delle sopravvissute a poter raccontare l'allucinante storia del Giardiniere e delle sue farfalle e a ricomporre tutti i pezzi del puzzle.

Veniamo così a conoscenza della vita vagabonda di Maya prima di entrare a far parte della collezione, del suo sapersela sempre cavare e degli sporadici episodi di affetto vissuti. Ma è la vita nel giardino ad insegnarle cosa sia veramente l'amore e la famiglia e quanto coraggio ci voglia per proteggere le persone care dalla crudeltà del mondo.
Il rapporto che si instaura tra le farfalle, ognuna con il proprio carattere e con una diversa capacità di adattamento alla vita nel giardino, è il vero protagonista di tutta la storia. Grazie a questo, il libro risulta molto meno pesante efferato. 

Le violenze, fisiche e psicologiche, ai danni delle ragazze passano quasi in secondo piano grazie alle storie raccontate da Maya. Alcune di queste fanno un po' accapponare la pelle tanto sono brutali, ma la forza di questa giovane donna è davvero esemplare, e infatti, come già si capisce fin dalla prima pagina, le farfalle daranno il ben servito al Giardiniere.

Il giardino delle farfalle è quindi un thriller che mi ha lasciato fino alla fine una certa tensione nello stomaco. Non tanto per il finale, che sapevo già cosa sarebbe successo, ma per quello che ancora poteva capitare alle ragazze. 

Di per sè, la trama racconta della disumanità di alcuni uomini e dell'infelice destino di giovani vittime, che non hanno scelta se vivere o morire. Argomenti che abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi. Forse un po' strano mi è sembrato il comportamento delle ragazze: tutte, chi più chi meno, accettano di essere farfalle, vivere sempre chiuse in un luogo, accontentare i loro aguzzini e sottomettersi alle strane regole del Giardiniere. 

Credo che molte lettrici abbiano criticato questo punto e in effetti anche io ne sono rimasta abbastanza colpita per come è stato sviluppato, ma è comunque un libro che consiglio di leggere per spezzare la monotonia letteraria o semplicemente per passare una giornata all'insegna di un racconto abbastanza atipico, che può vantare uno stile veloce e che non si perde in chiacchere.





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