Storia di una capinera è stato un film che ha segnato la mia infanzia. Le madri (non tutte) ovviamente non pensano che alcune cose possano incidere sulla psiche dei propri figli più a fondo di tante altre cose ritenute più "importanti", o almeno non pensano che film e libri possano condizionarli.
Ero rimasta molto impressionata dalla crudeltà con la quale una giovanissima ragazza del sud d'Italia venisse confinata contro la propria volontà in un convento, farsi monaca e abbandonare ogni sogno di amare ed essere amata, guandando la felicità altrui da dietro le sbarre della sua stanza. Alla fine la poveretta moriva d'amore.
Dopo essere stato a lungo in wish list, finalmente ho letto questo libro, che anticipo, non è che sia un capolavoro secondo me, ma ha una storia davvero commovente, che sono stata contenta di leggere, nonostante l'autore non mi sia mai piaciuto.
Autore: Giovanni Verga
1° pubblicazione nel 1871
Editore: Fabbri
Editore: Fabbri
Pagine: 155
Genere: Narrativa italiana/Classici
Sottogenere: Romanzo epistolare
Letto in formato cartaceo
Dal 24-03 al 26-03-2018
Storia di una capinera può essere considerato come un modo di raccontare le repressioni e i tormenti delle donne che venivano, fin da piccole, rinchiuse in convento per questioni economiche, sociali e chissà che altro. L'800 pullula di racconti simili, uno fra tutti la monaca di Monza, perchè il problema era reale, ma sottaciuto da tutta una schiera di autorità del tempo. Verga, come molti altri letterati, cercarono allora di denunciare la monacazione forzata per sensibilizzare l'opinione pubblica.
Il libro è totalmente scritto in forma epistolare, un genere che io proprio non apprezzo, ma si tratta anche di un romanzo di due secoli fa e non è certo questo il metro di giudizio per valutare un classico. Inoltre, le lettere che leggiamo sono solo quelle di Maria, senza la possibilità di capire quali risposte riceva dalla sua corrispondente. Al centro di tutto c'è quindi la novizia e le sue tribolazioni morali e amorose.
TRAMA CON SPOILER
Il colera dilaga nella Catania della metà del XIX secolo. Maria, giovane monaca novizia, viene rimandata temporaneamente a casa dalla famiglia, con la quale si trasferisce nella villa di campagna per evitare di contrarre la malattia.
Qui, la povera monachella conosce una vita totalmente diversa da quella a cui era solita trascorrere nel convento. Libera di passeggiare, di osservare la natura, gli animali, il cielo senza alcuna grata a impedirglielo, Maria racconta entusiasta la sua nuova esistenza di ragazza senza il velo cristiano a gravarle sulla coscienza.
Gli occhi semplici e puri della ragazza vedono e registrano minuziosamente tutto ciò che le capita intorno per raccontarlo tramite lettere ad una sua cara amica. Dalla bella e vezzeggiata sorrellastra che vive una vita improntata al culto di se stessa in quanto donna da marito, alla matrigna, che si spende in mille modi per il bene dei suoi figli degnando di poca importanza l'orfana Maria, al babbo che, felice di avere di nuovo la sua adorata figlia a casa con lui, è combattutto tra l'amore per la seconda moglie e quello per la docile fanciulla, costretta dalle convenzioni del tempo a ritornare in convento.
Fin dalle prime lettere, Maria non nasconde il fatto di essere ben più contenta di vivere fuori dalla grave aria che si respira tra le quattro mura del convento, che lì in campagna vicina alla sua famiglia. Sembra anzi, che il devotissimo amore da sempre riservato per una monaca a Dio, sia ora consacrato alla famiglia. Maria, infatti, non i accorge che è biasimata dalla sorellastra e mal sopportata dalla matrigna.
A sconvolgere ulteriormente la vita da religiosa di Maria arriva Nino, figlio di una famiglia anch'essa in fuga dal colera cittadino, che in breve tempo si invaghisce, ricambiato, della giovane monaca. Storie di novizie che abbandonarono il convento per sposarsi, con il benestare dei genitori s'intende, ce ne sono state, ma in questo caso il destino volle che una figlia da marito c'era già.
Maria diviene quindi un componente familiare scomodo, soprattutto per madre e sorella. Viene allora rintanata in camera sua, aspettando il momento giusto per riportarla in convento e farle prendere i voti come monaca di clausura. Una volta qui le viene dato l'annuncio dell'imminente matrimonio di Nino e sua sorella. La ragazza conscia che non potrà mai amare ed essere amata come una donna, perde a poco a poco la ragione, perdendo infine anche la vita.
GIUDIZIO (più o meno)
Bè non si tratta proprio di un giudizio, perchè parliamo di un romanzo di altri tempi e con altri obiettivi. A me è piaciuta moltissimo la storia in sè. Bella, drammatica, con un finale doloroso e complicato, con cui il lettore viene portato a riflettere amaramente sull'ingiustizia vissuta dalla protagonista, e da quelle come lei.
Maria è la classica fanciulla di altri tempi, dolce, ingenua, priva di malignità e sottomessa alle leggi imposte da famiglia e Chiesa, a cui non riesce a dare una propria interpretazione, ma si lascia avvincere del tutto. Proprio la frustrazione che ne seguirà la porterà alla follia.
Lo stile di scrittura è quello di Verga, che non amo particolarmente, ma è pur sempre bello rituffarsi in un genere antico, che racconta quasi con pateticità i sentimenti e sensazioni dell'epoca, del tutto prive di cinicità, malizia, furbizia, artificio e tutte quelle cose a cui siamo abituati oggi, in eroi ed eroine.
Se non conoscete questa storia, vi invito caldamente a leggerla. È di poche pagine ma ha la capacità di catturare il lettore grazie al personaggio di Maria.
Storia di una capinera può essere considerato come un modo di raccontare le repressioni e i tormenti delle donne che venivano, fin da piccole, rinchiuse in convento per questioni economiche, sociali e chissà che altro. L'800 pullula di racconti simili, uno fra tutti la monaca di Monza, perchè il problema era reale, ma sottaciuto da tutta una schiera di autorità del tempo. Verga, come molti altri letterati, cercarono allora di denunciare la monacazione forzata per sensibilizzare l'opinione pubblica.
Il libro è totalmente scritto in forma epistolare, un genere che io proprio non apprezzo, ma si tratta anche di un romanzo di due secoli fa e non è certo questo il metro di giudizio per valutare un classico. Inoltre, le lettere che leggiamo sono solo quelle di Maria, senza la possibilità di capire quali risposte riceva dalla sua corrispondente. Al centro di tutto c'è quindi la novizia e le sue tribolazioni morali e amorose.
TRAMA CON SPOILER
Il colera dilaga nella Catania della metà del XIX secolo. Maria, giovane monaca novizia, viene rimandata temporaneamente a casa dalla famiglia, con la quale si trasferisce nella villa di campagna per evitare di contrarre la malattia.
Qui, la povera monachella conosce una vita totalmente diversa da quella a cui era solita trascorrere nel convento. Libera di passeggiare, di osservare la natura, gli animali, il cielo senza alcuna grata a impedirglielo, Maria racconta entusiasta la sua nuova esistenza di ragazza senza il velo cristiano a gravarle sulla coscienza.
Gli occhi semplici e puri della ragazza vedono e registrano minuziosamente tutto ciò che le capita intorno per raccontarlo tramite lettere ad una sua cara amica. Dalla bella e vezzeggiata sorrellastra che vive una vita improntata al culto di se stessa in quanto donna da marito, alla matrigna, che si spende in mille modi per il bene dei suoi figli degnando di poca importanza l'orfana Maria, al babbo che, felice di avere di nuovo la sua adorata figlia a casa con lui, è combattutto tra l'amore per la seconda moglie e quello per la docile fanciulla, costretta dalle convenzioni del tempo a ritornare in convento.
Fin dalle prime lettere, Maria non nasconde il fatto di essere ben più contenta di vivere fuori dalla grave aria che si respira tra le quattro mura del convento, che lì in campagna vicina alla sua famiglia. Sembra anzi, che il devotissimo amore da sempre riservato per una monaca a Dio, sia ora consacrato alla famiglia. Maria, infatti, non i accorge che è biasimata dalla sorellastra e mal sopportata dalla matrigna.
A sconvolgere ulteriormente la vita da religiosa di Maria arriva Nino, figlio di una famiglia anch'essa in fuga dal colera cittadino, che in breve tempo si invaghisce, ricambiato, della giovane monaca. Storie di novizie che abbandonarono il convento per sposarsi, con il benestare dei genitori s'intende, ce ne sono state, ma in questo caso il destino volle che una figlia da marito c'era già.
Maria diviene quindi un componente familiare scomodo, soprattutto per madre e sorella. Viene allora rintanata in camera sua, aspettando il momento giusto per riportarla in convento e farle prendere i voti come monaca di clausura. Una volta qui le viene dato l'annuncio dell'imminente matrimonio di Nino e sua sorella. La ragazza conscia che non potrà mai amare ed essere amata come una donna, perde a poco a poco la ragione, perdendo infine anche la vita.
GIUDIZIO (più o meno)
Bè non si tratta proprio di un giudizio, perchè parliamo di un romanzo di altri tempi e con altri obiettivi. A me è piaciuta moltissimo la storia in sè. Bella, drammatica, con un finale doloroso e complicato, con cui il lettore viene portato a riflettere amaramente sull'ingiustizia vissuta dalla protagonista, e da quelle come lei.
Maria è la classica fanciulla di altri tempi, dolce, ingenua, priva di malignità e sottomessa alle leggi imposte da famiglia e Chiesa, a cui non riesce a dare una propria interpretazione, ma si lascia avvincere del tutto. Proprio la frustrazione che ne seguirà la porterà alla follia.
Lo stile di scrittura è quello di Verga, che non amo particolarmente, ma è pur sempre bello rituffarsi in un genere antico, che racconta quasi con pateticità i sentimenti e sensazioni dell'epoca, del tutto prive di cinicità, malizia, furbizia, artificio e tutte quelle cose a cui siamo abituati oggi, in eroi ed eroine.
Se non conoscete questa storia, vi invito caldamente a leggerla. È di poche pagine ma ha la capacità di catturare il lettore grazie al personaggio di Maria.
Ciao Nik, ho letto questo romanzo un paio di anni fa e quello che mi ha colpito è stato lo struggimento della protagonista e il modo in cui l'autore ha delineato i suoi stati d'animo. Il tema è davvero scottante, ma penso anch'io sia una lettura che vale la pena leggere, anche se ritenuta una produzione minore dell'autore!
RispondiEliminaConcordo pienamente con te, Ariel. Ogni tanto è bene uscire dalla confort zone per leggere libri un po' atipici. Questo è un bell'esempio!!
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