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lunedì 7 dicembre 2020

Recensione de L'acquaiola, un romanzo di Carla Maria Russo



L'acquaiola
di Carla Maria Russo
Narrativa italiana | Storico | 249 pagine
ebook €6,99 | cartaceo €17,90
2 ottobre 2018 | scheda Piemme


Duro lavoro e miseria nella vita di una 15enne del XX secolo

Maria l'acquaiola è quella ragazzina di 15 anni soltanto, che lavora duro come e più di un uomo, nel suo piccolo paese montano del centro sud.

Qui non arriva ancora la ferrovia e le famiglie cominciano a disgregarsi per andare a cercare fortuna alla Merica

Siamo alla fine dell'800 e la povera gente vive secondo la consuetudine del tempo: spaccarsi la schiena nei campi o nelle cave per gli uomini, un matrimonio onesto e prole numerosa per le donne. 

La giovane Maria inizia presto a lavorare per badare alla famiglia povera e al padre malato. Nonostante la bellezza e la grazia, fuori dal comune per una contadinotta, il carattere solitario e il suo lavorare sodo le conferiscono una particolare aura di rispetto da parte dell'intera comunità. Il suo motto è:

“La vita è dura. Prima lo capisci e meglio è per te.” 

Per far fronte a una vita dura, priva di una qualsivoglia consolazione, Maria diventa l'acquaiola nella casa del signorotto del paese. 

mercoledì 8 gennaio 2020

Recensione | La vita bugiarda degli adulti di Elena Ferrante



Ho finito di leggere La vita bugiarda degli adulti in pochi giorni, divorandolo. L'ho divorato perché andavo alla ricerca dell'autrice e della storia de L'amica geniale, che ho amato all'inverosimile. Leggevo, ricercando l'Elena Ferrante di qualche anno fa, con delle aspettative che non ammettevano repliche. Che sbaglio colossale! 

Elena Ferrante è una certezza per chi ha letto e amato i suoi libri precedenti. I suoi romanzi parlano di vita vera, di persone comuni e di storie che, seppur descrittive e lineari, sono straordinarie. La vita bugiarda degli adulti ricalca lo stesso modello de L'amica geniale, ma...


Una ragazzina profondamente delusa dagli adulti


La protagonista è Giovanna, figlia di una Napoli borghese e intellettuale. Vive nell'agiatezza e all'ombra di un padre saccente e sicuro di sè, che un giorno la paragona alla sua odiata sorella Vittoria, una donna miserabile e cattiva che Giovanna non ha mai visto. Da quel momento la vita della ragazzina e della sua famiglia comincia ad andare in declino. 
Giovanna cresce, si lega a persone della Napoli più torbida e meno elegante, perde l'aura della bambina colta e beneducata, comincia a indagare non solo la sua vita ma quella degli adulti intorno a lei, adulti che mentono, che criticano e giudicano gli altri, ma sotto sotto fanno peggio.

lunedì 2 dicembre 2019

Recensione | L'ultima settimana di settembre di Lorenzo Licalzi



Pietro Rinaldi è uno scrittore ormai vecchio, vedovo, incurante degli altri, in conflitto con la vita. Decide quindi di uscire di scena a modo suo, suicidandosi, e lasciando ai suoi lettori una sorta di testamento letterario sotto forma di lettera. Preferisce finire i suoi giorni quando ancora è in grado di badare a se stesso e non aspettare la morte con le mani in mano magari finendo su una sedia a rotelle. Nel momento stabilito, quando sta per ingoiare il mix letale che lo ucciderà, suonano alla porta mandando all'aria il suo scrupoloso piano.

L'ultima settimana di Settembre, di Lorenzo Licalzi edito da Bur, è un viaggio fisico per portare il giovane Diego verso la sua nuova vita e Pietro, il vecchio scrittore inacidito, verso il destino che si è scelto. Ma è anche un viaggio emozionale di un nonno e di un nipote, che cominciano a conoscersi un po' tardi, quando troppe cose sono cambiate e troppi sono i rimpianti nel cuore. Eppure non è mai tardi per scoprire quanto la vita può ancora riservarci delle sorprese e delle belle giornate, che possono ridare il sorriso a chi ha perso tutto e la gioia di vivere a chi ha perso la speranza.


...con la mia presunzione di giudicare tutti stupidi, avevo giudicato un po' stupido anche Diego. Però in questi giorni di convivenza forzata, avevo capito che era un ragazzo in gamba, che sapeva osservare. Era ancora nel suo bozzolo, ma presto sarebbe diventato una farfalla, ne ero certo.

Finito di leggere il libro l'ho chiuso col dispiacere nel cuore. L'avventura con Pietro, Diego e il tenero cagnolone Sid era conclusa. Mi sarebbero mancati tantissimo. È stato bello viaggiare nella Dea senza il tettuccio, da Genova a Roma, con il vento tra i capelli, il sarcasmo pungente di Pietro, i silenzi imbarazzati tra nonno e nipote, i luoghi dei ricordi e l'insospettabile tenerezza che cresceva km dopo km.

Ho aspettato un po' prima di cominciare a leggere questo libro. Mi è stato consigliato da un'amica libraria, ma chi mi ha convinto maggiormente è stato il marito che con le parole davvero intenso ha dato una maggiore spinta, anche se in quel momento non mi trovavo in una fase da libro intenso. La curiosità però era tanta e alla fine è stata ben ripagata.

Ho riso molto, ho pianto e mi sono commossa. Basta questo per fare di un libro un piccolo capolavoro da leggere almeno una volta nella vita, da ricordare e consigliare. Ma è anche merito dello stile dell'autore se L'ultima settimana di settembre è quel che è. La penna di Lorenzo Licalzi mi è piaciuta immediatamente perché ha un modo di scrivere e di raccontare che cattura fin dalla prima pagina. Divertente, ironico, coinvolgente e imprevedibile sono gli ingredienti che mi hanno fatto innamorare di questa lettura. 

I personaggi sono unici e inimitabili, soprattutto Pietro, un uomo burbero, astioso e amareggiato da tutto ciò che lo circonda. I suoi dialoghi e le sue riflessioni sono argute, spiritose al limite dello sbellicarsi e brillanti.


Diciamo che non sopporto certe categorie di lettori... Intanto quelli che dicono che un libro gli ha cambiato la vita, e lo dicono convinti, perché se ti fai cambiare la vita da un libro sei un imbecille. Un libro al massimo può lasciare una traccia, ti può emozionare, far ridere, far piangere, ti ci puoi identificare...

L'ultima settimana di settembre è un romanzo di vita e di formazione. Sia a 80 anni, come Pietro, che a 15 come Diego si può imparare e si può cambiare. La vita non è mai facile, ma avere al proprio fianco le persone giuste farà diventare le difficoltà delle prove di crescita e di rinascita. 

Questo romanzo è una lettura adatta a tutti. Da leggere assolutamente, soprattutto in questo periodo dell'anno dove la bontà e il calore familiare dovrebbero essere i maggiori protagonisti! 

Titolo: L'ultima settimana di settembre
Autore: Lorenzo Licalzi
Editore: BUR
Pubblicato ad Agosto 2015
Genere: Narrativa italiana
Pagine: 300




L'abitudine è una brutta bestia, solo apparentemente mansueta: è una bestia che ti tira sempre nella stessa direzione e che spesso ti fa compiere scelte sbagliate o non ti fa vedere soluzioni a un problema che invece, magari, sarebbero a portata di mano. Perché l'abitudine cristallizza i nostri comportamenti e ci fa credere che un minimo scarto dal solco profondo che ha tracciato sia una cosa fuori dal mondo, perché il mondo diventa, per colpa dell'abitudine, soltanto quel solco dentro il quale ci fa camminare. p.143

lunedì 30 settembre 2019

Recensione | Così allegre senza nessun motivo di Rossana Campo

Titolo: Così allegre senza nessun motivo
Autrice: Rossana Campo
Genere: Narrativa italiana
Pubblicato il 5 giugno 2019
Editore: Bompiani
Pagine: 192
Prezzo: € 17,00








"𝕀𝕆 P𝔸R𝕃𝕆, 𝕀𝕆 𝕃𝕆𝕋𝕋𝕆, 𝕀𝕆 𝕊𝕆N𝕆"

lunedì 22 luglio 2019

Recensione| Breve storia amorosa dei vasi comunicanti di Davide Mosca



Nonostante il tempo per curare il mio blog sia sempre meno, per la lettura il tempo lo trovo sempre! Anzi, ho ritagliato uno spazio davvero bellissimo per questa mia passione di vita: una volta al mese partecipo ad un interessantissimo gruppo di lettura in una libreria indipendente della mia città! Fantastico, appassionante, coinvolgente... un'esperienza che è necessario fare una volta nella vita se si amano i libri. 
In questo gruppo sto conoscendo diverse "personagge" (tutte donne), ognuna con una propria storia, tirata in ballo ad ogni occasione propizia (in tema con il libro in lettura), tutte cariche di sano cinismo, consigli di vita, battutacce sul mondo maschile, ma anche con una folle passione per i libri! 
Fino ad ora avevo conosciuto persone di questo tipo solo qui nella nostra piccola e ben riparata blogosfera. Ma ora, frequentare persone REALI che non fanno altro che comprare libri, parlare di libri, sfogliare libri, cercare libri, volere libri... bé è un sogno divenuto realtà. 
L'età delle partecipanti al gruppo di lettura è abbastanza vario, ma spiccano per sfrontatezza le 50-60enni, per equilibrio e assennatezza le 40enni (la libraia fa parte di questo gruppo) e le 30enni (come me), che siamo più simili a una cornice che a un vero e proprio dipinto, per il riserbo e l'inibizione allo scambio di opinioni... in pratica, ascoltiamo soltanto!

La lettura di giugno è stata "Breve storia amorosa dei vasi comunicanti" di Davide Mosca, un libro che a me è piaciuto molto ma che, sinceramente, non avrei neanche lontanamente intravisto se non mi fosse stato consigliato dalla libraia. Prima di tutto perché ha un titolo inoffensivo (a noi piacciono i titoli aggressivi ormai), poi perché il nome dell'autore non dice nulla (anche se avevo un omonimo alle superiori), la copertina è, sì carina, ma non spicca particolarmente per colori e soggetti, la trama è interessante ma c'è sempre un libro più interessante da scegliere da qualche altra parte. Però leggendolo ho scoperto un piccolo capolavoro!




Titolo: Breve storia amorosa dei vasi comunicanti
Autore: Davide Mosca
Editore: Einaudi
Genere: Narrativa
Pagine: 208
Letto in formato cartaceo









***


Remo e Margherita sono giovani e smarriti, imprigionati entrambi in un corpo inospitale: lui soffre di bulimia, lei è anoressica. Almeno fino a quando non si imbattono l’uno nell’altra. E scoprono che insieme ci si può salvare.

Remo ha ventiquattro anni e l’ultimo trascorso è stato terribile. L’ha passato chiuso in casa, a mangiare senza sosta, ingrassando fino a superare i cento chili. Stanca della sua indolenza da fallito, la fidanzata l’ha pure lasciato. Una sera, in un bar che frequenta con dei vecchi amici, Remo conosce Margherita. Lei fa l’ultimo anno di liceo e di sera lavora nel ristorante di famiglia fino a tardi. È appassionata, curiosa, un po’ irascibile. Ed è bella, anche se pesa meno di quarantacinque chili. 

Quella sera cominciano a parlare e da allora non smettono piú. Passeggiano sulla spiaggia d’inverno, inseguono la luce abbagliante della riviera ligure, si aprono l’un l’altra. Pian piano si innamorano, senza mai dirselo, forse senza neppure rendersene conto. La notte di Capodanno salgono sulla bilancia per la prima volta. Lui pesa settanta, lei cinquanta. Che sia l’inizio o la fine della storia, non importa a nessuno dei due.

***

Questa è una storia vera. L'autore, un libraio ligure, ha davvero subito le metamorfosi scritte nel libro ed è riuscito a salvarsi grazie all'amore per una ragazza con altrettanti disordini alimentari.
Breve storia amorosa dei vasi comunicanti è un romanzo ordinario e lineare, senza colpi di scena né vicende estreme o intense emozioni. Però mi è piaciuto perchè è scritto bene con uno stile fluido, conciso e diretto, che non fa perdere tempo al lettore ma lo porta dritto al punto di arrivo.

I personaggi, Remo e Margherita, sono anch'essi persone normali anche se vivono il cibo in modo problematico e dannoso per se stessi. Nonostante agli occhi degli altri siano strani e complicati, ed essi stessi fanno fatica a comprendersi, tra di loro nasce subito un'affinità molto forte. Senza accorgersene si innamorano e cominciano un percorso di guarigione sia mentale che fisico.

Remo è un ragazzo pacato, riflessivo, che cerca sempre di fare del suo meglio per salvare la situazione, che capisce le persone che ha intorno e non vuole dar fastidio a nessuno con la sua mole esagerata e la sua goffaggine. Per questo si è chiuso in casa da solo, crede di non avere posto nel mondo adesso che è grasso.

Margherita è invece una ragazza nervosa, sempre in movimento eppure fissa nelle sue idee sul cibo e nel controllo spasmodico delle calorie che ingurgita giornalmente. Con una coca light il suo corpo è sazio, ma il suo cuore è evidentemente bisognoso di qualcuno che si prenda cura di lei perché non appena conosce Remo ne diventa un gracile ma determinato satellite, in grado di smuovere i diversi strati di grasso del ragazzo per giungere in modo silenzioso alla sua forza di volontà e alla sua coscienza. 

L'intento dell'autore è chiaro alla fine: non è una storia che vuole​ colpire nel segno, non vuole vincere il premio Strega e non vuole porre fine ai disturbi alimentari nel mondo. Davide Mosca sembra che abbia messo per iscritto la sua storia per potersela staccare un po' di dosso e guardarla dall'esterno, forse per giudicarla a distanza di anni dalle vicende narrate, oppure per averla sempre a portata di mano e rileggerla ogni tanto per ritrovare la forza interiore di quel periodo. 

Di certo io non lo so con sicurezza, però mi ha fatto piacere conoscere un pezzo di vita così particolare di due persone a me sconosciute, con le quali non ho nulla in comune se non l'amore per la vita. 

Questo libro credo di poterlo tranquillamente consigliare a coloro che sono in cerca di una lettura semplice, ma comunque in grado di stimolare qualche riflessione sulle persone affette da disturbi alimentari e sulla forza dell'amore, capace di scontrarsi con ogni più subdolo ostacolo insito in noi stessi e vincere!



lunedì 1 luglio 2019

Recensione | I Leoni di Sicilia di Stefania Auci



Benritrovati amici lettori!
Mi sono presa una pausa nel mese di giugno (solo dalla scrittura e non dalla lettura ovviamente) e oggi ritorno di nuovo, più carica, per parlarvi di un libro che sta facendo il giro del mondo.  

Finalmente riesco a recuperare una recensione che mi premeva scrivere per farvi sapere la mia opinione su un nuovo caso editoriale italiano, I leoni di Sicilia di Stefania Auci, già ampiamente conosciuto e apprezzato all'estero. 
Ho amato davvero tanto questa lettura e il perché è semplice: non solo è ben scritto, con personaggi forti a cui è facile abituarsi fin dalle prime righe, ma è anche paragonabile come intensità di trama a un'altra saga italiana molto conosciuta qui e altrove, L'amica geniale della Ferrante. Quindi mettetevi comodi per un'altra delle mie recensioni entusiastiche!





Titolo: I leoni di Sicilia
Autrice: Stefania Auci
Editore: Editrice Nord
Genere: Saga familiare/Narrativa italiana
Pagine: 436
Pubblicato il 6 maggio 2019





Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione… 

E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo in tutta Europa… 

In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell’ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e – sebbene non lo possano ammettere – hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, iche sacrifica tutto – compreso l’amore – per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.

***

"I Leoni di Sicilia" è giunto nelle mie mani grazie a IBS che mi ha selezionata per ricevere una copia gratuita in anteprima. Non me lo aspettavo proprio, e per questo la sorpresa è stata ancora più incredibile. 
Come tutti i libri che mi ispirano, anche di questo non ho voluto leggere la trama, quindi l'ho cominciato sapendo solo che avevo tra le mani un libro apprezzatissimo, che parlava di una famiglia siciliana importante. 
Non sapere nulla della lettura che ho tra le mani è una cosa che mi affascina e che mi fa salire grandi brividi di eccitazione lungo le braccia. 
Tutti però sappiamo che tanta aspettativa
rischia poi di deludere. Invece no, questa volta il carico di lungimiranti previsioni e utopistiche fantasticherie è stato ampiamente soddisfatto!! 

Ho iniziato a leggere... poi ho cominiato a immaginare... 
alla fine mi ci sono trovata dentro. 

La storia dei Florio comincia con Paolo e Ignazio, due fratelli irrequieti ma anche molto determinati, che si prodigano fino allo sfinimento nell'aromateria di Via dei Materassai, a Palermo, come speziali. Da un piccolo negozietto umido e malconcio, il nome di Casa Florio diverrà il marchio di fabbrica di una delle più famose famiglie industriali italiane del XX secolo.

Partendo dalla vendita delle spezie, poi dello zolfo, acquisendo terreni e proprietà dell'ormai stantia nobiltà palermitana, passando dalla metallurgia alle tonnare fino al rilancio del Marsala, il vino dei poveri, Paolo, Ignazio e infine Vincenzo fanno valere il loro diritto al benessere, all'abbandonaza economica e alla scalata sociale. Seppur l'invidia e le rivalità concorreranno invano a fermare tutto questo, Palermo dovrà fare i conti con la cieca ambizione degli uomini Florio e il loro oscuro carisma.

Al loro fianco due donne forti: Giuseppina, moglie di Paolo, femmina caparbia ancorata alla sua terra d'origine con le unghia e con i denti, vittima per tutta la vita delle scelte dei suoi tre uomini, è un personaggio che si fatica ad amare, ma su cui alla fine prevarrà la più totale compassione.
Giulia è invece la donna di Vincenzo, la milanese, colei per cui il detto "dietro a un grande uomo c'è una grande donna" calza a pennello. Un personaggio di cui avrei voluto sapere molto di più, ma che per ragioni narrative e storiche non era possibile approfondire.

Il primo volume della duologia dedicata ai Florio mi ha molto colpita, sia per la facilità d'immedesimazione con le emozioni dei personaggi, soprattutto con l'entrata in scena di Vincenzo, sia per la seducente storia familiare e storica relamente accaduta. Certo, qualcosa di inventato c'è, ma il romanzo fonda la sua esistenza su ciò che veramente successe durante tutto l'800 in Sicilia: le insurrezioni popolari, la discesa dei nobili a beneficio della borghesia, le discontinue dominazioni borboniche...

Nulla è lasciato al caso dall'autrice. Il ritmo di lettura è stato per me incalzante fin dalle prime pagine, le numerose citazioni in dialetto per nulla fastidiose anzi davvero azzeccate, i personaggi indimenticabili, le descrizioni suggestive. Se non si è ancora capito, "I Leoni di Sicilia" è immediatamente entrato a far parte nel manipolo dei miei romanzi preferiti. Lo stile coinvolgente di Stefania Auci ha tratteggiato un intreccio sorprendente, che mi ha saputo trascinare al suo interno e dal quale non mi sarei più voluta sottrarre. Per questo motivo aspetto con ansia il secondo volume della saga che, vi anticipo, vedrà in azione il figlio di Vincenzo e la rovinosa discesa dei Florio. Non vedo l'ora!


Fatemi sapere cosa ne pensate di questo libro! 
Come procede la vostra estate? 


venerdì 7 settembre 2018

Recensione Saga | L'amica geniale di Elena Ferrante


Ciao a tutti!
Sono in vacanza, letteralmente parlando, che beatamente sto sguazzando nel mare bellissimo della Corsica. Però non volevo lasciare il bloggino solo per altre due settimane, quindi ho impostato la pubblicazione di questo post, e di altri nei prossimi giorni. 
Finalmente ecco la mia opinione sull'intera saga de L'amica geniale di Elena Ferrante. Vi anticipo che parlarvi di tutto quello che succede in 4 libri, o postarvi una recensione alla volta libro per libro, mi sembrava abbastanza inutile. A me è piaciuta tantissimo tutta la saga e qui vi dirò principalmente perchè, così che voi sentirete a grandi linee se fa per voi o no. 
Spero che voi stiate bene, che le vacanze siano state favolose e che il rientro sia stato altrettanto speciale. Se volete raccontatemi, anche se di qualcuno ho già visto sui social e vi ho invidiato tantissimo! Le mie vacanze le scelgo sempre di fare a settembre perché così incontro meno gente! Ebben sì, il mio grado di asocialità è molto alto, ma è anche vero che starsene in spiagge semi-vuote è un sogno, soprattutto perché avendo un cane può starsene tranquillo a rotolarsi dove vuole, senza far storcere nasi.
Buona lettura, ci risentiamo tra qualche giorno :)





Titolo: L'amica geniale (primo libro)
Autrice: Elena Ferrante
Saga: Storia del nuovo cognome - Storia di chi fugge e di chi legge - Storia della bambina perduta
Editore: Edizioni e/o
Genere: Narrativa conteporanea, fiction
Pagine: Tante!





Recensione

Lenuccia, Lenù, la protagonista, è lei che ci racconta della vita del rione napoletano, dell'infaznia e dell'adolescenza sua e dei suoi amici. Lei che sembra così ingenua e smarrita, persa sempre dietro le grandi gesta e i grandi pensieri di Lila, ha invece una forza determinante in ciò che fa e nella vita degli altri. 

Perchè non te ne accorgi? Le urlavo all'inzio! Ma poi, nelle ultime pagine capisce quanto tutto ciò che la circonda sia avulso da lei, sia misero, basso, negletto. lei sia innalza sopra le loro teste, un po' per l'educazione che sta ricevendo, un po' perchè ha saltato i confini del rione, fisicamente e mentalmente, lasciando per sempre indietro la possibilità di guardrsi indietro con gli stessi occhi dell'infanzia.

Lila è la scia del cambiamento, Lenuccia è il cambiamento. Tutta la storia viene quindi vista percorrendo due binari: Lila e la sua vita a Napoli, Lenù e la sua vita al nord. Nel mezzo s'intersecano le vicende di tanti altri personaggi, più o meno importanti, a cui è impossibile non affezionarsi o detestare. Ma seguiamo anche gli avvenimenti che fecero dell'Italia lo stato che conosciamo e viviamo noi oggi. 

giovedì 28 giugno 2018

Recensione | Quando eravamo eroi di Silvio Muccino

Da una vita e mezza non scrivevo sul blogghettino ma ho avuto una validissima giustificazione: ho cominciato a leggere la Ferrante, L'amica geniale, e non mi sono più fermata. Ho fatto fuori tutti e quattro i libri in meno di un mese e non ho voluto pensare ad altro!! Vi assicuro che immergendomi in quel modo in quella saga mi sono estraniata dalla realtà e mi sono persa in un limbo. Ora però ho concluso quindi ritorno alle recensioni e alla vita vera.
Il libro che recensisco oggi l'ho letto oltre un mese fa, quindi non è un'opinione a caldo ma ben ponderata. Ho conosciuto finalmente un Silvio Muccino scrittore che mi è piaciuto davvero tanto. Il suo stile, se tutta farina del suo sacco, è proprio ben riuscito. La storia che racconta è stata per me originale e piena di sentimento. Ho cominciato a leggere questo libro più per l'autore che per ciò che poteva aver scritto e mi sono ritrovata a dimenticarmi quasi subito del primo per immergermi completamente nella seconda.


Titolo: Quando eravamo eroi
Autore: Silvio Muccino
Editore: La Nave di Teseo
Pubblicato l'8 marzo 2018
Genere: Narrativa italiana
Pagine: 236
Letto in formato ebook
Dal 16-05 al 18-05







Recensione

Questo libro mi è davvero piaciuto. Non solo per lo stile, il ritmo, i personaggi e la trama, ma per la forza che si sprigiona da ogni pagina. Il fatto che 5 amici si incontrino dopo 15 anni e che tutti loro abbiano speranze, illusioni e rancori da tirare fuori al momento opportuno, mi ha fatto capire e conoscere meglio l'autore.
Silvio Muccino oltre ad essere attore, regista, scenneggiatore (e insomma suo padre è un dirigente Rai, che doveva fare?!) è figlio di una famiglia infelice, come lui stesso ha ammesso in un'intervista. Questo libro sembra il racconto di come l'autore sia caduto e poi risalito

Alex ha 34 anni e dopo 15 anni di assenza invita per tre giorni i suoi migliori amici del liceo nella casa che per anni era stata un loro rifugio. 
Il bisogno di rivederli nasce dalla necessità di mettere la parola fine a qualcosa cominciato molti anni prima. Per farlo deve avere intorno a sé le persone a lui più care. 

Rodolfo, Eva, Melzi e Torquemada sono oggi uomini e donne con i classici problemi degli adulti, ma quando erano ragazzi, o meglio quando con loro c'era Alex, erano unici, originali, "alieni", che nulla poteva fermarli. 
Ritrovandosi, gli alieni si scopriranno diversi perché cresciuti, eppure ancora dipendenti da Alex e capaci di fare quello che pensavano fosse impossibile per loro. 

Ti amo così tanto che non mi basta averti. 
Vorrei essere te.

Questa frase, davvero tanto bella, riassume il sentimento che tutti gli alieni provano nei confronti di Alex. Proprio questo personaggio mi è piaciuto tantissimo perché è così originale, ipnotico, misterioso, ma anche e soprattutto fragile e bisognoso di amore.

Il tema alla base del romanzo, su cui l'autore sembra voler passare uno spesso strato di evidenziatore giallo, è la diversità che una persona può scoprirsi dentro in ogni periodo della sua vita. 

C'è chi non si sente in grado di poter raggiungere degli obiettivi, chi vorrebbe poter assimilare i tratti caratteriali o estetici di un'altra persona e chi si sente incompreso da chiunque. La diversità è ovunque e ha parecchie forme, ma la nostra società tenta ancora di ostacolarla e sottometterla alla norma. 

Con questo libro, Muccino è riuscito a descrivere molto bene la frustazione e la paura di cui si cade vittima quando non si viene accettati per quello che si è o si ha paura di mostrarsi.

La storia ci viene mostrata in sequenza da tutti i protagonisti. L'autore dà spazio a ciascun alieno così che possa raccontare il bene e il male di quell'amicizia così fuori dagli schemi. La fine non mancherà di stupire e di commuovere. Ciò che mi ha fatto capire è che non bisogna mai disperare del fallimento, perché è da quello che ci viene data la possibilità di risalire


Leggetelo, ve lo consiglio!!

mercoledì 23 maggio 2018

Recensione | Un ragazzo normale di Lorenzo Marone




Mi sono appassionata alla lettura in generale perché le storie che leggevo nei libri sembravano raccontare alcune parti della mia vita, sapevano dare voce alle emozioni che provavo e mi insegnavano come affrontare diverse difficoltà. In Un ragazzo normale ho ritrovato tutto questo. Questa è la prima volta che leggo Lorenzo Marone. Attorno a questo nome, da anni, c'é un bel polverone. Lettori che stimo in quanto tali me ne parlavano davvero bene e mi dicevano: "Ma come fai ad avere un blog di recensioni e a non aver mai letto e parlato di questo autore?" Semplicemente perché quando a tutti piace qualcosa, a me, state sicuri, non mi prenderà nemmeno un pochino. Ho avuto paura che tutto il parlare e il leggere Marone, a me non avrebbe dato niente. E poi che tristezza sarebbe stata. Uno dopo l'altro avrebbe tirato fuori libri e io me ne sarei stata in disparte dalle discussioni. Fortunatamente non è stato così e quindi ecco quello che penso di Un ragazzo normale e dei suoi mitici personaggi.




Titolo: Un ragazzo normale
Autore: Lorenzo Marone
Editore: Feltrinelli
Pubblicato il 22 febbraio 2018
Genere: Narrativa italiana
Pagine: 288
Letto in formato ebook
Dal 5-05 al 05-2018









Mimì a 12 anni sogna un futuro diverso: un futuro da supereroe, da astronauta, da ricercatore medico, insomma da uno che lascerà il segno. Figlio del portinaio del condominio, che si accontenta della vita così come viene senza fare nulla per cambiare le cose, e di una segretaria, che ama all'inverosimile quel figlio così intelligente e diverso ma che fatica a capire, ne seguiamo le peripezie l'anno che a Napoli nevicò come non faceva da tempo, era il 1985.

In quel particolare anno il giovane giornalista Giancarlo Siani cominciò a scrivere di camorra e a interessarsi di questioni spinose, normalmente nascoste sotto spesse coltri di omertà popolare e governativa. In autunno Giancarlo morì crivellato di colpi di pistola per aver "parlato troppo". Un ragazzo normale, diventato negli anni a seguire un mito per aver avuto il coraggio di fare la cosa giusta.

Per Mimì quel ragazzo sorridente che gira con una auto strana è un vero supereroe che non ha paura di dire ciò che gli altri non dicono ed essere dalla parte dei più deboli. Eppure ad impegnare le sue giornate ci si mettono anche gli amici, in particolare Sasà, la famiglia, e gli alti e i bassi del vivere in 6 stipati in un piccolo appartamento. E l'amore per Viola, la ragazzina che abita all'ultimo piano, nell'appartamento più grande di tutto lo stabile.

Impossibile non provare un sincero affetto per Mimì e per il suo essere una mosca bianca, incompresa per il parlare forbito, l'amore per i libri, l'aria sognatrice, il disinteresse per il calcio e gli scherzi da sgherro di Sasà. A raccontarci la sua storia è lo stesso Mimì ormai cresciuto, che ripercorre con la memoria i posti dell'infanzia imprimendogli le sue più intime sensazioni, a cui è facile associare l'esperienza personale dell'autore.

Un ragazzo normale mi ha preso per mano e mi ha condotto, un po' alla sprovvista, in un tempo e in un luogo a me sconosciuti, che grazie ai ricordi di Mimì mi sono diventati tanto cari e familiari. Insieme a lui ho provato di nuovo la gioia dell'infanzia, il senso di famiglia come non l'avevo mai provato, la bellezza della prima vera amicizia, la tenacia dell'amore giovanile, ma anche la nostalgia tipica della solitudine che ognuno si porta dentro, la sofferenza che deriva dalle delusioni e la rabbia per le ingiustizie.

Non ho smesso di leggere fino all'ultima pagina, bisognosa di veder crescere Mimì e conoscere le sue amarezze e le sue conquiste, che mi hanno strappato sorrisi e sospiri. Leggendo è impossibile non domandarsi dove comincia la finzione letteraria e dove finisce la biografia di Lorenzo Marone. Ma cosa ancora più bella, ho trovato me stessa in alcune peculiarità di Mimì. L'amore sproporzionato per dei libri snobbati da chiunque, l'inquietudine tra le mura di casa per un costante senso di inadeguatezza (quante volte ho chiesto silenziosamente ai miei genitori "sicuri di non avermi adottata?!), la fragilità delle amicizie. Molte cose sembravano potermisi cucire addosso.

Veramenti tanti i temi affrontati in modo completo e realistico in questo libro. Credo sia impossibile non trovare tutti un po' di se stessi qui dentro e della propria "italianità", per cui non sempre andiamo fieri o da cui cerchiamo a volte di discostarci. Leggerò piano piano gli altri libri di Marone per avere altri stralci di vita quotidiana come in Un ragazzo normale. Dovreste farlo anche voi se siete ancora titubanti.



venerdì 6 aprile 2018

Recensione Classici | Storia di una capinera di Giovanni Verga



Storia di una capinera è stato un film che ha segnato la mia infanzia. Le madri (non tutte) ovviamente non pensano che alcune cose possano incidere sulla psiche dei propri figli più a fondo di tante altre cose ritenute più "importanti", o almeno non pensano che film e libri possano condizionarli. 
Ero rimasta molto impressionata dalla crudeltà con la quale una giovanissima ragazza del sud d'Italia venisse confinata contro la propria volontà in un convento, farsi monaca e abbandonare ogni sogno di amare ed essere amata, guandando la felicità altrui da dietro le sbarre della sua stanza. Alla fine la poveretta moriva d'amore. 
Dopo essere stato a lungo in wish list, finalmente ho letto questo libro, che anticipo, non è che sia un capolavoro secondo me, ma ha una storia davvero commovente, che sono stata contenta di leggere, nonostante l'autore non mi sia mai piaciuto.




Titolo: Storia di una capinera
Autore: Giovanni Verga
1° pubblicazione nel 1871
Editore: Fabbri
Pagine: 155
Genere: Narrativa italiana/Classici
Sottogenere: Romanzo epistolare
Letto in formato cartaceo
Dal 24-03 al 26-03-2018








Storia di una capinera può essere considerato come un modo di raccontare le repressioni e i tormenti delle donne che venivano, fin da piccole, rinchiuse in convento per questioni economiche, sociali e chissà che altro. L'800 pullula di racconti simili, uno fra tutti la monaca di Monza, perchè il problema era reale, ma sottaciuto da tutta una schiera di autorità del tempo. Verga, come molti altri letterati, cercarono allora di denunciare la monacazione forzata per sensibilizzare l'opinione pubblica.

Il libro è totalmente scritto in forma epistolare, un genere che io proprio non apprezzo, ma si tratta anche di un romanzo di due secoli fa e non è certo questo il metro di giudizio per valutare un classico. Inoltre, le lettere che leggiamo sono solo quelle di Maria, senza la possibilità di capire quali risposte riceva dalla sua corrispondente. Al centro di tutto c'è quindi la novizia e le sue tribolazioni morali e amorose.


TRAMA CON SPOILER

Il colera dilaga nella Catania della metà del XIX secolo. Maria, giovane monaca novizia, viene rimandata temporaneamente a casa dalla famiglia, con la quale si trasferisce nella villa di campagna per evitare di contrarre la malattia.
Qui, la povera monachella conosce una vita totalmente diversa da quella a cui era solita trascorrere nel convento. Libera di passeggiare, di osservare la natura, gli animali, il cielo senza alcuna grata a impedirglielo, Maria racconta entusiasta la sua nuova esistenza di ragazza senza il velo cristiano a gravarle sulla coscienza.

Gli occhi semplici e puri della ragazza vedono e registrano minuziosamente tutto ciò che le capita intorno per raccontarlo tramite lettere ad una sua cara amica. Dalla bella e vezzeggiata sorrellastra che vive una vita improntata al culto di se stessa in quanto donna da marito, alla matrigna, che si spende in mille modi per il bene dei suoi figli degnando di poca importanza l'orfana Maria, al babbo che, felice di avere di nuovo la sua adorata figlia a casa con lui, è combattutto tra l'amore per la seconda moglie e quello per la docile fanciulla, costretta dalle convenzioni del tempo a ritornare in convento.

Fin dalle prime lettere, Maria non nasconde il fatto di essere ben più contenta di vivere fuori dalla grave aria che si respira tra le quattro mura del convento, che lì in campagna vicina alla sua famiglia. Sembra anzi, che il devotissimo amore da sempre riservato per una monaca a Dio, sia ora consacrato alla famiglia. Maria, infatti, non i accorge che è biasimata dalla sorellastra e mal sopportata dalla matrigna.

A sconvolgere ulteriormente la vita da religiosa di Maria arriva Nino, figlio di una famiglia anch'essa in fuga dal colera cittadino, che in breve tempo si invaghisce, ricambiato, della giovane monaca. Storie di novizie che abbandonarono il convento per sposarsi, con il benestare dei genitori s'intende, ce ne sono state, ma in questo caso il destino volle che una figlia da marito c'era già.

Maria diviene quindi un componente familiare scomodo, soprattutto per madre e sorella. Viene allora rintanata in camera sua, aspettando il momento giusto per riportarla in convento e farle prendere i voti come monaca di clausura. Una volta qui le viene dato l'annuncio dell'imminente matrimonio di Nino e sua sorella. La ragazza conscia che non potrà mai amare ed essere amata come una donna, perde a poco a poco la ragione, perdendo infine anche la vita.


GIUDIZIO (più o meno)

Bè non si tratta proprio di un giudizio, perchè parliamo di un romanzo di altri tempi e con altri obiettivi. A me è piaciuta moltissimo la storia in sè. Bella, drammatica, con un finale doloroso e complicato, con cui il lettore viene portato a riflettere amaramente sull'ingiustizia vissuta dalla protagonista, e da quelle come lei.

Maria è la classica fanciulla di altri tempi, dolce, ingenua, priva di malignità e sottomessa alle leggi imposte da famiglia e Chiesa, a cui non riesce a dare una propria interpretazione, ma si lascia avvincere del tutto. Proprio la frustrazione che ne seguirà la porterà alla follia.

Lo stile di scrittura è quello di Verga, che non amo particolarmente, ma è pur sempre bello rituffarsi in un genere antico, che racconta quasi con pateticità i sentimenti e sensazioni dell'epoca, del tutto prive di cinicità, malizia, furbizia, artificio e tutte quelle cose a cui siamo abituati oggi, in eroi ed eroine.

Se non conoscete questa storia, vi invito caldamente a leggerla. È di poche pagine ma ha la capacità di catturare il lettore grazie al personaggio di Maria.



venerdì 19 gennaio 2018

Recensione | Non ditelo allo scrittore

Dopo un bel po' di tempo torno con una recensione super entusiasmata per una scrittrice di cui avevo molto sentito parlare, ma che non avevo ancora conosciuto di persona. Alice Basso mi ha stupito davvero in positivo con il suo stile frizzante e ironico, senza essere mai ripetitva o cadere nella più scadente banalità, come avevo constatato in altri romanzi molto commercializzati, ma di pochissimo spessore, come ad esempio Guida astologica per cuori infranti.
Addirittura ho rimandato per parecchio tempo la lettura di Non ditelo allo scrittore, nonostante il titolo mi ispirasse, perchè ero rimasta parecchio scioccata dalle indecenze pubblicate dai grandi editori nell'ultimo periodo. E invece, ho trovato un libro che mi ha tenuto vera compagnia, mi ha intrigato, incuriosito e spinta a smuovere i neuroni per capire cosa sarebbe successo nelle ultime pagine.




Titolo: Non ditelo allo scrittore
Autrice: Alice Basso
Editore: Garzanti
Pubblicato il 18 maggio 2017
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 316
Letto in formato ebook
Dal 3-01 al 14-01-2018









La prego, prof. inizi a fare lezione. 
Ci porti con sé nel mondo della letteratura, 
perché per oggi della realtà 
ne ho veramente piene le palle.


lunedì 12 giugno 2017

recensione | LA COMPAGNIA DELLE ANIME FINTE di Wanda Marasco

Buongiorno carissimi lettori onnivori!!
Ho da pochissimo finito un buon libro che poi si è scoperto essere stato nella rosa dei 12 finalisti al Premio strega di quest'anno. Per mia ignoranza non  conoscevo affatto l'autrice, addirittura non l'avevo mai sentita nominare. Invece è una meritevole scrittrice poliedrica che per poco tempo ha saggiato da vicino l'ambito premio letterario (o forse già si conosceva il vincitore!). Bè, sta di fatto che ho fatto una bella scoperta con il libro letto da poco, perchè Wanda Marasco parla nei suoi libri della Napoli sofferente, della miseria, della violenza, senza nessuna possibilità di risalita. Una sorta di Roberto Saviano senza il suo successo mediatico intorno! 
Premetto che ho un debole per storie del genere, che parlano di vita vera e raccontano la drammaticità e lo struggimento dei protagonisti dall'inizio alla fine della loro vita. Quindi siete avvertiti tutti, leggerete un commento positivo😇

lunedì 17 ottobre 2016

RECENSIONE | Dieci e lode di Sveva Casati Modignani

Buon lunedì a tutti!
Finalmente ritorno con una recensione di un libro per me davvero molto bello. L'autrice, che fino a qualche anno fa scriveva a 4 mani con il marito, proprio per questo suo nascondersi sotto uno pseudonimo così elaborato e complesso, mi ha sempre incuriosita molto. Finalmente ho letto uno dei suoi innumerevoli libri e ora sono pronta per parlarvene!!




Dieci e lode ✦ di Sveva Casati Modignani ✦ pubblicato da Sperling&Kupfer ✦ il 4 ottobre 2016 ✦ Pagine: 510 ✦ Genere: Narrativa italiana/Romance ✦ letto in formato cartaceo



Passiamo tanto tempo a inseguire sogni che ci sfuggono di mano, una felicità che non si lascia catturare. E poi capita che il meglio della vita si sveli in un attimo, magari nella magia di un incontro inatteso. Come quello tra Lorenzo e Fiamma, sorpresi da un amore che nemmeno loro, forse, credevano più possibile. Lorenzo Perego, uomo di grande fascino e cultura, insegna geografia economica in una scuola professionale di Milano. Avrebbe potuto scegliere un istituto più prestigioso, ma l'insegnamento è la sua passione e aiutare i ragazzi di talento in una realtà difficile e spesso desolante è una sfida che lo entusiasma e lo arricchisce. Non ha una famiglia tutta sua, ma, come ama ripetere, i suoi studenti sono come figli. Fiamma Morino ha poco più di quarant'anni, è madre di due bambine che adora, frutto di un matrimonio sbagliato, e direttore editoriale di una piccola e florida casa editrice che lei stessa ha fondato insieme al suo più grande amico, purtroppo venuto a mancare. Ora che la casa editrice sta per subire un drastico cambiamento di gestione, che Fiamma non condivide, è disposta a tutto pur di difenderla e di continuare a garantire la cura e l'amore con cui da sempre si dedica ai suoi autori. Lorenzo e Fiamma: il professore e la donna dei libri. Attraverso la loro esperienza, vediamo uno spaccato dell'Italia di oggi, quella della crisi della scuola e dell'economia, ma anche quella fatta di persone intraprendenti, pronte a rimboccarsi le maniche e decise a non arrendersi. 

giovedì 25 agosto 2016

RECENSIONE | Il più e il meno di Erri De Luca

Buonasera carissimi!
Questa è l'ora delle streghe per me. Avrei già voluto essere a letto per il troppo sonno che avevo, ma mi sono imposta di finire e pubblicare questa recensione! E per fortuna ce l'ho fatta senza crollare! Ora però vado eh!
Buona lettura! Vi abbraccio forte...a domani!


Il più e il meno ♦ di Erri De Luca ♦ edito da Feltrinelli ♦ a Ottobre 2015 ♦ Collana: I Narratori ♦ Genere: Mainstream/Narrativa ♦ Pagine: 144 ♦ letto in formato cartaceo

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Il più e il meno sono segni della contabilità, della partita doppia dare/avere. Qui riguardano lo scorrere del tempo. Il Più è già arrivato, era un vento di corsa alle spalle spingendo innanzi, sparecchiando tavole, sfrattando inquilini, stringendo appigli e libri. Il Più è stato giovane e indurito come un callo. Il Meno governa il presente e mantiene quello che dice. Il Meno è sobrio, risoluto perché deve condurre fino in fondo.

“Ho saputo da me che per scrivere bisogna stare sgomberi, sfrattati, come alloggi in cui arrivano le storie, a carovane zingare in cerca dello spazio di nessuno.”
“Avevo saputo quel giorno la notizia certa che la scrittura era campo aperto, via di uscita. Poteva farmi correre dove non c’era un metro per i piedi, mi scaraventava al largo mentre me ne stavo schiacciato sopra un foglio. Sono uno che si è messo a scrivere da quel giorno, per forzare le chiusure intorno.”  

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