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sabato 27 gennaio 2018

Giorno della Memoria | Citazioni da "Perchè gli altri dimenticano" di Bruno Piazza



Per me è un sabato come tutti gli altri. È un giorno di vacanza perchè non lavoro e non ho orari di nessun tipo. È una giornata che aspetto fin dall'inizio della settimana perchè come diciamo io e il mio compagno "comincia il nostro weekend", all'insegna del relax, della lettura, delle passeggiate col cane, dello shopping, delle uscite serali e di tutte quelle cose frivole che hanno l'obiettivo di spezzare la routine settimanale.
73 anni fa, il 27 gennaio 1945 cadeva anche lui di sabato. Sicuramente più freddo e gelido di adesso per un effetto serra non ancora pregresso, 7 mila persone, di cui tanti bambini, girovagavano nel  campo di concentramento di Auschwitz abbandonati dai loro aguzzini, aspettandosi che una fine giungesse, in modo altrettanto macabro come fino a quel momento era stata la loro prigionia. Ma verso mezzogiorno l'incubo finisce e l'Armata rossa abbatte le barriere che li separarava dalla libertà e dalla vita.
Tra i superstiti, lo scrittore italiano Bruno Piazza fu uno dei primi a raccontare l'orrore subito nei lager nazisti. Liberato nell'inverno del '45, morì per un attacco di cuore l'anno dopo a quasi 60 anni, lasciandoci in eredità un racconto molto dettagliato della sua esperienza nel campo.

mercoledì 27 gennaio 2016

Special Readings...27 gennaio 2016 - Il Giorno della Memoria


Un sabato di tanti anni fa, esattamente il 27 gennaio del 1945, circa 7 mila persone tornarono ad essere uomini liberi. Senza alcun preavviso i pesanti cancelli di ferro della loro terribile prigione, chiamata Auschwitz, si aprirono per lasciarli uscire. Le truppe sovietiche liberatrici si trovarono dinanzi a morte e miseria, non solo per i cadaveri abbandonati un po' ovunque ma sopratutto per l'agghiacciante stato in cui versavano i sopravvissuti. I nazisti avevano già lasciato il campo tempo prima, portando con  i prigionieri in grado di affrontare l'ultima marcia verso la morte e lasciando ad Auschwitz coloro che non erano in grado di resistere ad ulteriori sforzi fisiciIl campo di concentramento di Auschwitz, per intenderci, era uno di quelli che mostrava, orgoglioso e tronfio, la scritta "Il lavoro rende liberi". Lo scopo di questa tristissima iscrizione era ovviamente canzonatorio: il lavoro era il sacrificio, il logoramento e la sofferenza; la libertà era la morte.
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