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giovedì 20 settembre 2018

Recensione | La famiglia Aubrey di Rebecca West

Quando senti dal profondo del tuo cuore che quel libro, di cui stai ammirando la copertina, sarà una lettura eccezionale, ecco che c'hai preso. A me è successo da poco, proprio con La famiglia Aubrey. D'altronde, come non innamorarsi di una cover dalle tonalità blu, con ornamenti classicheggianti e con quel non so che di epoca vittoriana molto british? 
Ad essere sincera, all'inzio sono stata un po' diffidente. Non capivo se si trattava di un libro a noi contemporaneo che raccontava del passato o un vero e proprio classico arrivato con molti anni di ritardo. Alla fine ho scoperto che questo romanzo non può essere definito "antico o classico", nel senso letterario del termine, ma la sua autrice non è nostra contemporanea, ma del secolo scorso.
Quindi, se anche voi guardandolo siete stati presi da dubbi e sospetti, non preoccupatevi e leggetelo. Non ve ne pentirete. 
Ma se prima volete capire un po' di cosa tratta, ecco qui la mia recensione!


Titolo: La famiglia Aubrey
Autrice: Rebecca West
Traduttrice: Francesca Frigerio
Editore: Fazi
Pubblicato il 5 luglio 2018
Prima pubblicazione: 1958
Genere: Narrativa inglese/Saga familiare
Pagine: 576
Letto in formato ebook


La mia opinione

La famiglia Aubrey si compone di tre libri. Il primo, recentemente ripubblicato da Fazi Editore, è parecchio lungo e carico di contenuti, tanto da farvi pensare "Wow questo sì che è un Romanzo". Al centro della storia c'è, come si può ben immaginare, una famiglia, ma non una come tante, bensì quella degli Aubrey, un po' fuori dal comune in confronto alla consuetudine londinese di inizio '900.

Gli Aubrey sono una famiglia di artisti. Poveri ma molto uniti, fanno fronte alle difficoltà quotidiane con grande spirito. Si spostano in continuazione a seconda dell’impiego del padre, Piers. Giornalista e scrittore molto stimato, vive in un mondo tutto suo, ha un problema con la gestione del denaro e un debole per il gioco d’azzardo. 

È la madre Clare a tenere le fila: pianista dotatissima, ha rinunciato alla carriera per i figli; logorata ma mai abbattuta, ha trasmesso la sua passione per la musica anche a loro. Le due gemelle Mary e Rose sono due talenti precoci, votate al pianoforte, sveglie e disincantate. Il fratellino minore, Richard, è adorato e coccolato da tutti; e infine c’è Cordelia, la figlia maggiore. Molto bella e naturalmente non priva di velleità artistiche, non è dotata come le sorelle ma è troppo ottusa per accorgersene. In questo primo romanzo, che copre un arco di dieci anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, fra vicende più o meno importanti, i figli cominciano a prendere ognuno la propria strada e così anche i genitori. 

Questo primo volume prende spunto dalla vita dell'autrice stessa. La famiglia Aubrey non è altro che la reincarnazione letteraria della società di inizio XX secolo della Gran Bretagna così come l'ha vissuta Rebecca West. 
Questa scrittrice, conosciuta in Italia solo da poco tempo, è stata una di quelle donne che possiamo definire davvero tosta! Femminista di vocazione, lasciò la scuola molto presto per diventare attrice, ma non riuscì a coronare questo suo sogno. Ebbe diverse relazioni con persone dello spettacolo, tra cui Charlie Chaplin. Il successo cominciò poi ad arriderle con la scrittura, tanto da venir considerata negli anni '70 dal Time come "la scrittrice numero uno al mondo" .


Con queste premesse potete ben immaginare che non vi sto raccontando un romanzetto d'altri tempi con personaggi a modo, ambietazioni meravigliose e lieto fine incorporato! Non so quale sarà il finale in realtà neanche io, quindi questo non voleva essere uno spoiler. 
La particolarità di questo libro è che la storia non si sviluppa per eventi degni di nota, a parte alcuni ma pochissimi. In oltre 500 pagine, il lettore diventa spettatore di una vita ordinaria, comune a molte altre famiglie, anche se fatta di stenti, di difficoltà giornaliere e soprattutto di sentimenti vivissimi.

A raccontarci ciò che succede è la piccola Rose. Attraverso le sue parole e la sua visione a tutto tondo, tipica di una bambina cresciuta precocemente a causa delle ristrettezze economiche, riusciamo a distinguere uno a uno tutte le debolezze della famiglia, in particolare del padre.


In quei momenti un estraneo l’avrebbe considerato un eccentrico trasandato che aveva fallito nella vita e stava per rimanere senza denaro, e avrebbe avuto pietà per la mamma, e anche per i suoi bambini, perché dovevamo vivere con lui. Ma era in quei momenti che era più simile alla mamma nella sua vigorosa determinazione; perché ogni volta significava che stava scrivendo qualcosa di meno effimero dei suoi soliti articoli, un pamplhet o un saggio da includere in un libro.


Sullo sfondo, poi, raccoglieremo gli echi delle vicende politiche di Londra, ci cui la nostra bella famigliola sarà più o meno inserita al suo interno. 

Nonostante le molte pagine e gli scarsissimi colpi di scena, questa lettura scivola via in fretta. Molti i dialoghi che animano la storia, tantissime le citazione della West che aprono a riflessioni, dibattiti e ci portano a meditare sul loro significato.

Lo stile dell'autrice è particolare perchè ricco di carattere e di peculiarità difficilmente riscontrabili in altri romanzi a questo contemporanei. Basta citare le tre tipicità della famiglia Aubrey su cui tutto questo primo libro è fondato: povertà, musica e magia. 

Se vi piacciono le saghe familiari, le ambientazioni ottocentesche e uno stile originale, intenso e che sa toccare le corde giuste dell'animo di un lettore, questo è il libro che fa per voi. 
Non è che l'avete già letto? Essendo sempre l'ultima a scoprire meraviglie non mi sorprenderebbe! Aspetto le vostre opinioni...











4 commenti:

  1. Anch'io sono stata colpita dalla copertina. Non l'ho ancora letto, ma conto di farlo. Alcuni hanno criticato proprio l'assenza di eventi memorabili, ma se alla fine uno si affeziona ai personaggi e alla loro routine, non credo che i colpi di scena siano fondamentali.

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    1. Prima di leggere questo libro pensavo fosse la norma per un ottimo romanzo, non raccontare solo fatti quotidiani di una famiglia, invece questo libro lo fa e tiene il lettore incollato alle sue pagine. Quindi no, i colpi di scena non sono fondamentali ;)

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  2. Non. Io purtroppo non l'ho ancora letto, ma spero di farlo il prima possibile perché incuriosisce tanto anche me ☺☺

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    1. Troppo bello e particolare per lasciarlo indietro, Gresi! Vedrai ti piacerà:)

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